La rassegna di saggistica sportiva, “A tutto Sport”, promossa dall’Associazione Fare Cultura con il Patrocinio della Città di Mantova e del Comitato Regionale CONI Lombardia, torna in un’inedita location.
Mercoledì 15 novembre alle ore 18 a Santa Maria della Vittoria (via Claudio Monteverdi, 1), Luigi Guelpa presenta il suo libro dal titolo “Li chiamano anche Portieri” (ed. Mursia).
La presentazione si tiene nell’ambito della mostra fotografica “50 atlete mantovane. Ieri, oggi e domani“, promossa dal Comune di Mantova e dall’Associazione Fare Cultura con il contributo del Gruppo Tea e di Fondazione Comunità Mantovana, ha il patrocinio di: Provincia di Mantova e Commissione Provinciale Pari Opportunità, CONI – Comitato Regione Lombardia, CIP – Comitato Regione Lombardia, ANAOAI – Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia; partner: Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani; media partner: SportdiPiù.
Il portiere è un avventuriero chiamato a gesti di grande responsabilità. È dispari, solitario, l’unico deputato all’uso delle mani. Le sue parate strappano applausi, i suoi errori non si possono cancellare. Li chiamano anche Portieri (pagg. 222, Euro 17,00) è un viaggio che parte dalle origini del ruolo fino ai giorni nostri e oltre. È un’antologia di 44 portieri, una cavalcata che prende il via con Jimmy Foulke, il pioniere e pachidermico guardiano britannico dell’Ottocento, e taglia il traguardo con Jo Hyeon, che si ispira ai cartoon di Holly e Benji. Nel mezzo ci sono i folli dell’area di rigore, come Hugo Gatti che si abbronzava appoggiato al palo della porta, o Roberto Rojas che si tagliò il viso con un bisturi per tentare di vincere la partita della vita e compiacere Pinochet, oppure Gordon Banks, che rimase tra i migliori al mondo anche cieco da un occhio. Sono storie uniche, autentiche, al limite del paradosso. Storie di portieri.
Dall’introduzione: «Quello del portiere non è un ruolo. È una vocazione. Sta da solo in un gioco di squadra. Usa le mani mentre tutti gli altri i piedi. È confinato in un recinto lungo sedici metri. È l’ultimo guardiano della trincea, non può sbagliare. Se fallisce lui, la squadra capitola. L’errore non ha rimedio e può essere indimenticabile […]. Esistono due categorie di portieri. I pazzi e i regolari. I primi sono eccentrici, giocano per lo spettacolo e i fotografi, gatti messi sulla linea di porta, volano da un palo all’altro, qualche volta escono dall’area, dribblano, calciano punizioni e rigori. In questo libro ce ne sono diversi, il clown Pfaff trafitto da Maradona, il surfista Campos che disegnava i suoi completi e allevava cavalli, Chilavert il politico, il soldato della Rhodesia Grobbelaar-Spaghetti legs […]. Poi ci sono i portieri regolari, quelli che basano tutto sul piazzamento e concedono poco allo spettacolo. I freddi che si esaltano poco e raramente fanno una cappella. Sono una minoranza perché il portiere deve essere un po’ matto: non so se si possa inserire in questa categoria William Henry Foulke (il suo è il primo capitolo), portiere XXL inglese a cavallo tra fine Ottocento e primi del Novecento, mangiava dieci bistecche prima della gara, pesava così tanto che occupava tutta la porta e, quando usciva in presa alta, «oscurava il sole, ma era un peso massimo con l’agilità di un galletto». In questa categoria di portieri «assennati» (avete capito che non è la mia tazza di tè) scelgo il mito Dino Zoff. Uomo antico, è il francobollo di Guttuso con le mani sulla Coppa del mondo, un friulano silenzioso e quasi muto che era stato delegato a parlare con i giornalisti durante il silenzio-stampa dell’82, poche scene e molti fatti, crocifisso per i tiri da fuori presi in Argentina, si riscattò in Spagna con la parata all’ultimo minuto contro il Brasile sul colpo di testa di Oscar, la palla bloccata sulla linea di porta: fu forse l’unica volta in cui lo vedemmo agitarsi, fare segno ai brasiliani che «no, non è entrata», ci si gelò il sangue, la gloria è questione di centimetri». (Guy Chiappaventi)
Luigi Guelpa è nato nel 1971 a Vercelli dove vive. È un giornalista professionista che da oltre trent’anni racconta i conflitti di mezzo mondo (Balcani, Siria, Iraq, Libia, Ucraina) per alcune tra le principali testate nazionali, tra le quali «Il Foglio» e «Il Giornale». Autore per Rai Due, spesso si affida allo sport per trovare una diversa chiave di lettura nel narrare gli aspetti sociali e di vita quotidiana dei Paesi in cui è inviato. Nel 2010, con Il tackle nel deserto, ha vinto il Premio Selezione Bancarella Sport.