William Turner, il “pittore cinematico”. Così il regista Mike Leigh ha definito l’artista inglese protagonista del suo biopic “Turner” (Mr. Turner). Presentato al festival di Cannes e candidato a quattro premi Oscar, il film racconta gli ultimi venticinque anni di vita del pittore londinese (1775-1851).
Timothy Spall, l’attore che interpreta l’ombroso Turner, ha vinto il premio come miglior attore proprio al Festival della Costa Azzurra. Negli ultimi anni della sua vita, l’artista inglese è infatti diventato molto rude e poco affabile, si è chiuso in un impenetrabile isolamento e ha iniziato a bere. Nelle sue opere è diventato sempre più caparbio, concentrandosi solo su ciò che gli sembrava importante per la sua arte, senza occuparsi d’altro. Fortemente attratto dalla forza espressiva del colore, negli ultimi dipinti è arrivato quasi a dissolvere il soggetto reale dell’opera in un singolare gioco di sfumature.
Dopo le visite in 3D in alcuni dei più importanti musei del mondo, il grande schermo presenta così la storia del maestro del pittoresco. Siamo nell’Ottocento e gli artisti inglesi aderiscono a un’estetica romantica che alla ricerca di luoghi che suscitino emozioni, evochino ricordi e sensazioni. È la nascita del paesaggio “pittoresco”.
La poetica del sublime e quella del pittoresco, infatti, interpretano un atteggiamento diverso dell’uomo nei confronti della realtà. Secondo la definizione di Giulio Carlo Argan “per il “pittoresco” la natura è un ambiente vario, accogliente, propizio che favorisce negli individui lo sviluppo di sentimenti sociali; per il “sublime” è un ambiente misterioso e ostile, che sviluppa nella persona il senso della propria solitudine”. Le due poetiche rappresentano due risposte differenti a uno dei grandi problemi del XIX secolo, quello del rapporto tra l’individuo e la collettività.
Turner, in particolare, è attratto dalla forza primordiale degli elementi – fuoco, acqua, luce e aria – ma vede comunque l’individuo integrato nel suo ambiente naturale.
È stato lui ad anticipare gli impressionisti dedicando numerose opere allo studio degli effetti della luce sull’acqua. Non a caso, tra tutte le mete dei suoi numerosi viaggi nel continente europeo, la città che ha lasciato in lui l’impressione maggiore è stata Venezia.